Balena Blu incontra Pietruccio Montalbetti – parte seconda

(CONTINUA DA PARTE PRIMA)

B.B. Da lì a quando divenne famoso, quanto tempo passò?

 Dopo 6-7 anni divenne famoso.

Aveva una produttrice francese che si chiamava Cristine Leroux, una bellissima donna che assomigliava a Catherine Deneuve, che credeva in lui, nelle sue canzoni, mentre io proprio no.   C’era solo una canzone meno brutta, che, per fargli un favore, la registrammo nel lato b di un nostro disco.

Avevamo individuato un pezzo di Len Barry, si chiamava “One Two Three”, e dietro abbiamo messo una canzone firmata Battisti-Battisti, ancora non aveva incontrato Mogol, aveva fatto testo e musica, “Se rimani con me”, una canzoncina proprio misera, ma quando vide la nostra vendita di centomila copie, fu molto contento.

Nel frattempo noi diventammo un po’ famosi, i nostri pezzi si sentivano già per radio, e la sua produttrice che si sentiva sempre rifiutare le canzoni di Lucio Battisti, mi pregò di accompagnarli da un certo Giulio Rapetti per dargli un po’ di titolo.

Giulio Rapetti, in arte Mogol, era il figlio del direttore delle Edizioni Ricordi, era uno che aveva già fatto qualche successo, aveva già un nome. Era uno che fumava quaranta sigarette di mattina e altrettante di sera…insomma, un salutista!      

Un uomo strano, con cui non ho mai avuto un gran rapporto, lui ha fatto delle cose non belle, io l’ho scritto nel libro “Io e Lucio Battisti”, non a me personalmente, al nostro tastierista di allora. Comunque, lui sentì alcune delle sue canzoni, e sparò la sua sentenza: “Le tue canzoni non mi piacciono!”.

Lucio ribadì: “Neanche a me piacciono, però dicono e sento che ho dentro di me un qualcosa che non riesco a sviluppare”.                                                                                                                     

Mogol le consigliò di lasciare l’orchestra, promettendogli che tramite suo padre le avrebbe fatto avere un contratto, in modo da fargli percepire, uno stipendio con cui vivere, per poi decidere e studiare sul da farsi.

Un giorno, passando dalla Ricordi, dove c’era un tipo che si chiamava Vittorio Castelli che era figlio dell’amministratore delegato e lì aveva un piccolo ufficio dove arrivavano tutti i quarantacinque giri di importazione, americani, inglesi, e il suo compito era quello di scegliere quali editare, mi capitò di sentire un pezzo dei Mama and Papas “California Dreamin’ “…..

Sono impazzito per questo pezzo!!!                                                                                              

Andai dal direttore artistico Iller Pattacini e lo convinsi che quel pezzo sarebbe stato un grande successo. Nel frattempo ci informò che Mogol ci chiedeva di essere il nostro produttore. Andammo da lui il giorno dopo, io, Lallo, Pepe e Sergio Palma che era il nostro batterista, e Mario Totaro il tastierista, i quali ora, uno è pilota d’ aereo, 747 e l’altro ha un bellissimo villaggio a Pantelleria, allora erano ancora studenti universitari. Andammo nell’ufficio di Mogol, dove c’era anche Lucio Battisti, e lo nominò nostro produttore esecutivo, gli disse di seguirci ovunque noi andassimo a suonare. Noi avevamo un po’ di esperienza, ma in studio avevamo bisogno di qualcuno che sapesse mettere le mani giuste, lui era il nostro arrangiatore. Dopo poco tempo registrammo “Sognando la California” negli studi della Ricordi appunto, e nel giro di qualche mese, nell’estate del 1965, ci siamo ritrovati primi in classifica.

Ci alternavamo noi con Frank Sinatra al primo posto, lui con “ Strangers in The Night ”, abbiamo venduto una valanga di dischi. Allora io lavoravo saltuariamente, mentre gli altri due ragazzi studenti universitari di famiglie abbienti non avevano problemi, Lallo e Pepe, i miei compagni attuali, uno faceva l’odontotecnico, e l’altro lavorava in banca dove suo padre era direttore. La Ricordi spingeva perchè noi suonassimo per professione vedeva in noi quella strada, ma nello stesso tempo era ancora tutto così astratto!

 B.B. Certo, a quei tempi lasciare un lavoro sicuro per fare il musicista era davvero una scelta strana…

 “Che lavoro era quello lì di fare il musicista, che futuro avevamo?” Questo ci siamo chiesti.              

Era tutto un pionierismo… allora, dopo una riunione, decidemmo di provare per un anno, ci saremmo messi in aspettativa.

B.B.Come hanno preso questa decisione i vostri genitori?

Mia madre era dalla mia parte, i miei compagni hanno dovuto un po’ lottare coi genitori, Lucio era in aspettativa, e alla fine hanno capito. Certo, andare in giro a suonare guadagnavamo di più che a lavorare!

Lucio Battisti era sempre con noi, eravamo famosi, io non potevo nemmeno più uscire di casa, era una cosa incredibile.

Durante un servizio fotografico, un giorno misi per scherzo il cappello di un americano, un certo  Steve Macgyver, che diventò per caso il simbolo di “Sognando la California”, da lì è stato un susseguirsi di successi coadiuvati da Battisti. Lui poi ha continuato coi suoi grandi successi, però restammo sempre  in contatto.                                                                                                        

Prese in affitto un monolocale in via dei tulipani per avvicinarsi di più al centro, ed io sempre con la mia cinquecento, lo andavo a prendere quando dovevamo registrare, gli dovevo preparare il caffè perché era sempre in ritardo.

<< Aoohh..sono stanco! >> diceva sempre, poi si andava a registrare, si mangiava qualcosa all’ Idroscalo e lo riportavo indietro.                                                                                           

Il più delle volte ci vedevamo anche verso sera…, con la sua frase:

<< che magni stasera? >>, qualsiasi cosa dicessi rispondeva: << Bono!!! >> aggiudicandosi un piatto caldo di mia madre.

B.B. Siete sempre rimasti amici e in buoni rapporti anche dopo il successo di entrambi?

Sì. Sempre.

Quando tornavo dai miei viaggi lui mi telefonava, e voleva che andassi da lui a raccontare cosa avevo visto, sempre con il suo “A Pietrù…”

B.B. Lucio apprezzava i tuoi racconti?

Moltissimo, gli piaceva come raccontavo le cose, poi gli portavo delle fotografie da vedere.

Per un po’ di anni lui si è messo in vista in prima persona, poi ad un certo punto ha detto basta, non se la sentiva più di stare in mezzo alla gente, aveva fatto grandi successi, aveva partecipato a trasmissioni che l’avevano reso molto famoso e anche benestante.                                                  

La prima automobile che ha comprò fu la Cinquecento, e ho dovuto pure dargli lezioni di guida perchè aveva la patente ma non sapeva guidare, poi ha preso il Duetto decappottabile.                              

La prima persona che ci ha messo su è stata mia madre, noi abitavamo al terzo piano, e ricordo bene che da sotto chiamava forte “Mammaaaaaa!!!…”, la chiamava così, lei scese con la ciabatte, e l’ha portò a farci un giro, era tanto orgoglioso di farlo.

B.B. Poi decise di ritirarsi alla vita privata. Chi disse che lo fece perchè abbracciò la religione dei Testimoni di Geova, qualcun altro invece parlò di uno spavento che si prese un giorno in centro a Milano in un tentativo di rapimento del suo unico figlio.

Cosa c’è di vero in tutto questo?

No..assolutamente no, non c’è nulla di vero in queste dicerie.

Io sono arrivato alla fama prima di lui, andavamo in giro assieme e i ragazzi mi fermavano riconoscendomi, e lui diceva: “Bello…me piace, piacerebbe anche a me!”, ma io ribadivo:

“Guarda, io ti conosco, prima o poi arriverai al successo, però stai attento, perchè il successo significa vivere sempre con gli altri, condividere con la gente anche la tua vita”.

Anche a me era capitato una volta di uscire a cena con un’attrice molto bella e intelligente, anche se gli facevano sempre fare la parte della stupidella, si chiamava Maria Grazia Buccella, ma senza secondi fini, il giorno dopo c’erano le foto sui giornali con il mio nome come presunto suo nuovo amore. In considerazione di questa cosa le dissi di stare attento, che non è una vita facile quella della Star. Infatti durò pochi anni, e poi si ritirò, non amava stare troppo in mezzo alla gente, aveva bisogno di stare da solo, anche se continuava a fare dischi, in seguito si sposò con Grazia Letizia Veronesi che l’ha un po’ rovinato. (CONTINUA)



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