Don Backy e la sua favola!

Aldo Caponi, in arte Don Backy…da cosa nasce questo nome?

Roba da follie del Clan Celentano. Una scemenza tirò l’altra, e alla fine tutti convenimmo sull’ultima proposta. Il tutto è scritto con più cognizione nel primo volume della pentalogia “ Memorie di un juke box “, “Questa è la storia…”

Giovane conciatore di pellame…

Non ero un operaio di conceria ma impiegato in ufficio, e controllavo il magazzino, anche se conosco tutta la procedura della lavorazione di allora, così com’è perfettamente ricostruita nella genesi dell’ultimo volume “Tutto quanto si fa storia…”

50 anni di carriera…quanto le sembra cambiata la musica oggi?

Prima eravamo spontanei, e in maggioranza autodidatti. Oggi sono acculturati musicalmente, ma hanno perso la spontaneità. I giovani hanno timore di provare sentimenti per paura di essere ritenuti deboli o retrogradi. E’ un errore, dovrebbero invece coltivarli, e fare musica seguendo le tradizioni mediterranee che ci sono proprie, invece di scimmiottare altre culture, ritenute più “MODERNE”.

Sta per uscire il quinto volume di una “enciclopedia”, ce ne vuole parlare?

E’ uscito da qualche mese, e si intitola “Tutto quanto si fa storia”. E’ la logica conclusione del racconto di un’avventura magnifica, durata più di 50 anni narrata sulla falsa riga di “Sulla strada” di Keruak. Un modo davvero piacevole e divertente di conoscere la nostra magnifica Italia in tutti i suoi anfratti più sconosciuti , oltre a scoprire episodi davvero inimmaginati della mia storia personale (e non solo mia…).

Don Backy e i fumetti?

Una passione che arriva dal dopoguerra, ma Hugo Pratt è stato il mio faro. Ho disegnato 3 volumi a fumetti, e uno di questi fu trasportato in video e trasmesso in tv in 9 puntate nel 1978 (“Sognando”, commedia musicale a fumetti). Oltre a una storia satirica sul Clan, intitolata “Clanyricon” e un “Inferno” in più di tremila versi, tutto da visitare o da leggere dal mio sitowww.donbacky.it . Ma è solo qualcosa di estemporaneo. Sono semplicemente un appassionato naive.

Lei è anche attore, le piace quanto fare musica?

Attore è stata una parentesi importante come esperienza. Ho dimostrato a me stesso che non ero solo un nome, ma un attore di nome e di fatto.I miei film e le recensioni, tutte riportate nei miei libri, stanno a dimostrarlo. Ovvio che fare musica è la mia passione primaria.

L’abbiamo vista recitare anche a fianco del grande Totò, al quale , se non erro, dedicò una canzone…

Il film è “Il Monaco di Monza”. La canzone s’intitola proprio, “Totò”, ed è uscita nel mio penultimo CD. Il testo scritto nel 1963, subito dopo aver girato con lui. La musica, nata poco prima di registrare il CD dal titolo “Signori si nasce e io lo nacqui“.

Nato artista quindi… se la sua favola non fosse più musica, sarebbe pittura, disegno, o recitazione? Quando ha capito veramente che quella dell’artista era la sua strada?

Dipenderebbe da quale delle tre muse mi farebbe al momento più solletico…

Se mi volto indietro, per me è ancora oggi meraviglia rendermi conto di tutte le cose che ho fatto, e mi chiedo se davvero le ho fatte io. Credo di essere capitato in questo ambiente per caso, e qualcuno ha voluto tenermici nonostante tutto. Non mi ci sono mai integrato del tutto.

Le sue canzoni, sono tutte favole vere?

Sono tutte storie miscelate tra realtà e fantasia. Le canzoni non stanno chiuse negli strumenti, nelle chitarre o pianoforte… esse sono già scritte, e vagano nell’armonia universale che ci circonda, fino a quando non vengono a bussare alla porta di qualcuno che le scrive, mostrandosi a lui sottoforma di qualcosa che respirerà dalla vita.

Entrando a pieno nella sua storia (il successo), ha scoperto più cose belle, o deludenti?

Alla fine si sono equivalse. Certo, Quelle deludenti sono quelle che lasciano il segno più profondo.

C’è qualche giovane cantautore che ama in particolare?

No. Non seguo più le produzioni attuali, non mi danno emozioni. Ritengo tutta tecnica e poca spontaneità in quello che si scrive e si canta, ovvio che parlo esclusivamente a livello personale, preferisco quindi continuare ad ascoltare dal mio fornitissimo ipod, tutta la produzione americana e italiana della metà degli anni Cinquanta fino ai Beatles.

“Casa bianca”… parliamone!

Sarebbe troppo lungo e doloroso per me. Invito chi ha voglia anche di capire, a leggere i miei libri, o ad andare sul mio sito www.donbacky.it e aprire il link “Alcune verità”. Al riguardo di quanto scritto e pubblicato, sia nei libri che sul web, sto ancora aspettando querele.

Il brano “Se io fossi amore” riporta questa frase:

<<Non ti fidare di un artista, perché le inventa le emozioni, che poi rivende a due soldini…>>. E’ proprio così?

Sì, è proprio così. Idealizziamo troppo gli artisti, la maggior parte ritenendoli esseri eterei che vivono d’aria. Forse quelli della mia generazione erano così, ingenui e sognatori, oggi sono sotto contratto con multinazionali e per loro devono produrre fatturato. Sarà certamente anche giusto, ma sotto sotto, io ho ancora una visione onirica di questo “mestiere”.

 “Vi lascerò”… è una sorta di testamento spirituale, a chi è dedicata in particolare?

A me, in partenza. Io sono scaramantico e quindi penso che la mia scheda perforata non ha ancora trovato il buchino che interromperà il mio cammino. In seguito l’ho dedicata al figlio diciannovenne di un mio amico, morto di leucemia a 19 anni.

Ha trovato poi, un giorno, un po’ d’amore anche per Lei?

Penso di sì, ma chi può dirlo con certezza assoluta? Comunque io continuo a cercarla…

“E’ che non ci si può fermare, per nessuna cosa al mondo, che lo show deve continuare. E ti dici che a mollare, ti verrebbero le rughe… nell’anima“.

Chi è il lupo di questa favola, dal titolo “Sulla Strada” ed è per questo che mantiene lo spirito giovanile?

Di lupi ne ho incontrati tanti durante questo mio lungo cammino, e per qualcuno forse sono stato lupo anch’io, ma almeno sono stato capace di chiedere scusa quando ne è stato il caso. Ma non tutti hanno l’umiltà necessaria per farlo.

Dopo 50 anni di carriera, c’è ancora qualcosa di nuovo che vorrebbe sperimentare nella musica, o in modo più ampio nell’arte?

Uno come me che ha sperimentato ogni forma d’arte che gli creava curiosità, vedi, letteratura, cinema, teatro, pittura, disegni, canzoni, etc. ha ancora certamente voglia di sperimentare, e non è detto che qualcosa non accada…

Nei suoi libri parla di “tonfi” e “trionfi”. I trionfi li conosciamo, ma, nonostante i tonfi, cosiglierebbe ancora tutt’oggi a un giovane artista di intraprendere questa carriera?

Non c’è bisogno di consigliare un’artista, se lo è veramente, saprà da solo se intraprendere, continuare o meno, senza bisogno che glie lo dica io. Se invece affronta questo mestiere per cercare di sbarcare il lunario e magari arricchirsi, gli dico subito che non è più tempo.

Lei ha la macchina del tempo…, tornando indietro negli anni, in quale anno esatto la fermerebbe?

Nel 1955, con l’avvento del rock and roll, l’era moderna è cominciata lì e lì c’è il meglio della musica leggera, quella che ascolto tutt’oggi.

 Anche le Balene Blù scrivono, ha mai letto nulla di questo fantasioso animale?

No, assolutamente. So che sono cetacei e a me, che sono un animalista (ho gatti e cani trovatelli) stanno particolarmente simpatiche, e odio i giapponesi che le cacciano. Tutto qui.

B.B.  (tratto da “Racconti di una Balena Blu”)



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