Intervista mista per Peppino Di Capri

Intervista a Peppino Di Capri

Luisa Lamberti, fan e appassionata di cultura ed arte:

Luisa mi mostra la copertina del dico “Peppino di Capri e i suoi Rockers. Si ricorda che venisti ad esibirti al “Lido dei platani” di Iseo. Lei non aveva soldi, e sua sorella con le amiche, che erano funs scatenate, rimasero lì fuori tutta sera per sentirti.

Lei, ti chiede se tra queste ne hai una che preferisci maggiormente.

Mi ricordo benissimo!

Sì, ce n’è una, non maggiormente, ma alla pari, ed è “Io te vurria vasà”.

Parliamo di cose antiche, riproposte in quell’epoca.

B.B: Parliamo di San Remo, il tuo primo festival nel 1967, l’ultimo nel 2005.

Tu hai cantato accanto a Claudio Villa, e poi ti sei ritrovato con Vasco Rossi e Jovanotti. Hai iniziato con l’epoca dei beat, tu , che venivi dal Rock and Roll, ed hai fatto l’ultimo Festival nell’era del compiuter. Hai attraversato una buona parte di storia di questa manifestazione,e quindi notato qualche differenza?

Behh…sì!

Giustamente un po’ di elettronica è stata applicata anche a San Remo, parliamo di effetti specili, di frequenze musicali già registrate, perché ci sono suoni elettronici che non si possono riprodurre dal vivo se non attraverso questi aggeggi infernali.

L’elettronica ha subito il passaggio epocale tra la musica live e quella sintetizzata.

Giorgio Pezzana, giornalista, critico musicale:

Vorrei sapere se si riconosce nella battuta che fece qualche anno fa il maestro Carlo Alberto Rossi, che, durante una conferenza stampa, ebbe a dire che le canzoni di generazioni più nuove, non hanno la stessa intensità di quelle del passato, perché un tempo si componeva al pianoforte, mentre oggi si compone troppo alla chitarra.

C’è questa tendenza oggi perché ci sono più chitarristi, anche perché è lo strumento più facile da portarsi dietro. Il pianoforte sarebbe un po’ pesante sulla spalla. Questa è la combinazione che ti porta a comporre di più con la chitarra, anche se essa limita determinati accordi, e quindi si è più portati ad imparare quelli più facili, e si tende a comporre su quel tipo di armonia. Chiaramente parlo di giovani inesperti, di certo il bravo chitarrista diplomato in qualche collegio importante, sa scrivere anche come se fosse al pianoforte.

Negli ultimi tempi però, la composizione ha chitarra ha preso il sopravvento proprio per un fatto logistico. Ti viene un’idea, apri subito il fodero e suoni. A volte ti viene mentre cammini, la canti, o la fischietti fino a casa, oppure, con qualche applicazione del telefono la registri e memorizzi per poi comporla.

Mariano Sabatini, giornalista e opinionista Rai:

Quale pensi sia, la tua canzone che durerà più a lungo?

Aimè!..Ce ne sono due, sono di sicuro “Roberta” e “Champagne”, sono quelle che hanno lasciato la traccia più profonda, difficilmente sradicabile.

Aimè, perché quando uno registra cose nuove cerca di promuoverle, farle notare, assimilare…

“Champagne” è una canzone che ha i suoi bei quarant’anni, e anche se io propongo altre dieci canzoni nuove, quella rimarrà sempre la preferita, la super diffusa. Spero sempre che qualche canzone nuova che faccio riesca a varcare il muro, il “Break Point” del riconoscimento. Solo se riesce a superare questa cosa diventerà un “Ever Green”. 

Oggi poi, la promozione è diventata esasperante, le radio la mandano dalla mattina alla sera, e se anche non piace, si finisce per canticchiarla senza accorgersene. C’è un martellamento a tappeto di video e radio a rotazione, perché fa parte di un contratto scritto di promozione. Tutto questo è a vantaggio delle “Maggior”, una piccola casa discografica come la mia non si può permettere cifre pazzesche per promuovere un brano, si lavora e si sgomita, si cerca di farsi avanti così, nel meglio.

A volte ti refilano pezzi che sono selle “sole”, ma a forza di sentirle e risentirle, finiscono quasi quasi per piacerti. E’ qui che si devia il corso naturale della musica, del gusto italiano. Ma noi teniamo duro.

Quali esclusioni a San Remo ti hanno ferito?

Mi ferì l’esclusione del brano che poi divenne la sigla della fixing “Capri”.

Presentai a San Remo “Le donne amano”, per fortuna non te lo dicono direttamente se non vengono ammesse,lo vieni a sapere dalla televisione, durante la trasmissione “Domenica In”, oramai c’è questa moda. Annunciarono che l’artista che era passato festeggiava i cinquant’anni……

Pensavo di essere io, invece passò Little Tony, meritato comunque, poi veniva da un momento di crisi, quindi per lui contentissimo, anche se ci rimasi male, perché era il pezzo giusto per San Remo, anche se poi, diventata sigla, ha venduto molto, e piaceva molto alle ragazzine. Le mamme mi fermavano per la strada, dicendomi che le loro figlie volevano questa canzone. Mi ha fatto un immenso piacere.

Oggi c’è una tendenza ad essere giovani troppo esasperata, credo che la tv, se vuole fare trasmissioni super popolari, dovrebbe pensare a qualcuno che sta a casa, magari un sound troppo moderno potrebbe disturbarlo, e non piacergli. Camm’a fa!!!

Sopravvivere è già un miracolo,ed io sono tra i felicissimi in questo mondo.

Carlo Barbero, commentatore ed intervistatore:

Riscriveresti “Roberta?”

Non ha voluto dirmi il perché di questa domanda…

C’è sotto una storia?

No, nessuna storia.

La verità è che questa canzone già esisteva, era di altri autori, io la sentii, e pensai che senza un nome di donna non mi piaceva. La trovata fu che ebbi l’idea di inserire quel nome, e fu un’idea pazzesca per quella canzone. La rifarei quindi, perché poi divenne un successo in tutto il mondo, sono quelle cose che varcano i confini, e non te le tocca più nessuno.

Quando faccio le mie composizioni, le mie scelte, penso sempre ad una canzone che possa durare nel tempo, deve avere requisiti specifici.

Magari non subito, può essere che il pubblico la scopra più tardi, come è successo per “Champagne”,mi ricordo che arrivò quinta a Canzonissima su nove finaliste, e dopo sei mesi, piano piano si impose.

Henry Zaffa, comico:

Visto che sei un pezzo di storia italiana e napoletana di un’Italia che si stava risollevando, ti sei mai sentito vicino a Peppino di Caprera?

Quanto pesa nella creatività, essere un monumento, in senso positivo…riconosciuto?

Sei un grade, come i Faraglioni!!!

Carina questa!

Pesa molto,ma fa immensamente piacere. E’ la molla che ti tiene in tiro, non bisogna diventare un monumento ricordato e basta.

Bisogna stare sempre in prima linea, lottare,azzardare, sperimentare.

In quanto a Peppino di Caprera….diciamo che il rosso non mi dona.

Gianluca Roncato, speaker di Bologna Inside:

In quale artista di oggi ti rivedi?

E’ una parola!

E’ difficile trovare tra questi ultimi, qualcuno di molto umile,alla mano, io sono di carattere così, e quando vedo questi ragazzi che hanno una padronanza così forte, che sene fregano del mondo intero…

Io, che mi emoziono ancora davanti ad una telecamera.

Quando sono con gli amici riesco ad essere sciolto, simpatico, e faccio battute a non finire,e poi, quando si accende quella luce rossa entro in crisi, e magari non spiccico una parola. Pensa un po’, mi succede ancora questo, specialmente quando ho davanti quei presentatori con la P maiuscola ancora di più.

Ad esempio, uno col quale mi sento in sintonia e Bruno Vespa, che mi fa sentire a mio agio. Quando questi grandi mi fanno sentire la loro forza, io mi sento più piccolo, ed è una tragedia.

Di questi nuovi ne escono talmente tanti che non faccio in tempo a capire qual è la tendenza del mio gusto.

Capita di sentire qualche ragazzo di quelli che partecipano ai concorsi, ma poi non lo senti più, perché magari è arrivato decimo e non se ne sa più niente. Sono bei concorsi, ma spesso anche dei vincenti ci si dimentica addirittura durante lo stesso anno.

Balena Blù :

Le tue canzoni sono state spesso ispirate dalla tua Capri e dal mare….

Pensi che se fossi nato in montagna, avresti avuto ispirazioni per altrettante belle canzoni d’amore?

Che cos’è una canzone, dal tuo punto di vista?

La montagna è fantastica, l’amo, mi piace godermela per un fine settimana, ma aimè, io sono nato proprio in un’isola in mezzo al mare, ed è difficilissimo sradicarmi da lì. Già il fatto che vivo d’inverno a Napoli mi tiene lontano dai miei luoghi d’ispirazione dove ci sono i miei cari dove c’è stata tutta la mia famiglia…

E’ difficile il paragone, ho anche provato disperatamente a rimanere in piedi sugli sci, ma sono una frana, quindi , tutte queste componenti negative mi hanno portato a tendere per il mare.

La canzone è sempre stata per me un qualcosa di non protagonista, è una cornice ad un’azione, è il colore di fondo di un quadro. E’ lì che ti accompagna, è il tuo angelo custode, qualcosa che ti protegge nei momenti di crisi e ti da una mano.

Ti fa scappare la lacrimuccia, ti fa felice perché ti ricorda un momento bello , vissuto anche per poco. Io sono contro le canzoni di messaggio politico, non è quella la via giusta. Ci sono anche artisti che scrivono solo quelle, e la gente è tutta lì che pende dalle sue labbra, ma io penso che la canzone ti deve accarezzare, e parlare d’amore, questo sentimento universale.

Il tuo pubblico:

Ci parli del tuo ultimo lavoro e dei tuoi nuovi progetti?

Il mio ultimo lavoro si chiama “L’acchiappa sogni”, sono 13 canzoni nuove, che vi invito ad ascoltare per poi lasciar fare alla musica il suo corso, . A me non piace forzare le cose, quelle che sono piaciute le scopro durante i concerti, quando la gente me le richiede.

Progetti nuovi non ne ho, ho interrotto per due cose che sono successe, la prima è la scomparsa di Pino Daniele avvenuto pochi giorni dopo l’uscita del mio disco, e l’altra è per il Festival di San Remo, che si sa, deve sfogare la sua scia di canzoni.

 Balena Blù ti ringrazia della gentile disponibità, e si propone di risertirti presto.

B.B. (da Racconti di una Balena Blu)



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