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“Il casolare sull’aia” di Paola Sbarbada Ferrari

Maria Stella Falco recensisce “Il casolare sull’aia”

Il casolare sull’aia – Maria Stella Falco (recensione)

Il casolare sull’aia, romanzo che ha pazientemente costruito, dando vita ai suoi personaggi, impazienti di farsi conoscere dai lettori, è la sua opera prima.

Il testo «Il casolare dell’aia» raccoglie e rielabora momenti ed elementi autobiografici, sviluppandouna trama che mescola accortamente il passato famigliare – inteso come residenza ideale della migliore memoria e determinante per lo slancio vitale verso il futuro – a un’esistenza contraddistinta dal desiderio di cambiamento, dalla consapevolezza del sentirsi liberi e dalla volontà di autodeterminazione ed autorealizzazione, fino alla scoperta di nuove prospettive sentimentali.

Tra le pagine ben scritte, la narrazione scorre costantemente accompagnata da una colonna sonora e la musica – le note di Puccini e le melodie inedite da comporre – diventa il leitmotiv, un dispositivo magico in grado di schiudere e congiungere il passato con un futuro prospero e felice.

Figure emblematiche, i suoi defunti nonni scortano Stella verso la rivelazione della sua nuova identità, svelatale con aneddoti ed espedienti non solo narrativi ma quasi cinematografici, musicali.

L’autrice ha alle spalle una riuscitissima non solo formazione raffinata, ma gavetta artistica.

L’interesse a leggere ed a congegnare la recensione della corposa opera prima, del debutto letterario prestigioso di Paola Sbarbada Ferrari, Il casolare sull’aia, mi giunge casualmente ed improvvisamente in un recente pomeriggio, quando leggo, speditamente ma intensamente, un’altra interessante critica. Sarà difficilissimo, mi sono tanto appassionata ed identificata, ma cercherò di non svelarne troppo la trama e la compagine: la finalità principale di chi recensisce è quella di incuriosire il lettore e ispirargli spunti interpretativi!

L’impianto strutturale e l’intreccio narrativo-tematico, frutto di un'innovativa, paziente ed armoniosa costruzione, scaturita da infinite, funzionali e complementari ispirazioni letterarie e colte tutte esistenzialiste e scelte ben calibrate, si apprezzano immediatamente. Una scelta fra tutte: l’idea del finale suggellante e netto, ma al contempo aperto promettente.

Il romanzo non offre solo una raccolta ed una rielaborazione di vari momenti, elementi e spunti autobiografici e famigliari, favorite soprattutto dalla costante polifonia portentosa, lucente e illuminante (meccanismo che schiude il passato famigliare dal vaso di Pandora e lo collega ad un futuro, oltre le prospettive, genuinamente florido e pago): è inoltre di formazione, psicologico, corale, epistolare, femminile, matriarcale, sentimentale, avventuroso, sincronistico, interattivo, dialogico, filiale, genitoriale, sfaccettato, colorato (rosa, giallo, rosso…), allegorico, storico, filosofico, multisensoriale, d’evasione, di appendice….

Mi immergo in una lettura ancora spedita, ma vorace e l’indice mi chiarisce istantaneamente che i ventisei capitoli sono quasi tutti alternati: dedicati ed intitolati continuamente a Stella e a Dalila; alla presentazione, scandita in sequenze narrativo-descrittive ricche di aggettivazioni e di flashback, di salti temporali quasi filmici, dell’evoluzione e maturazione delle loro vicende, versioni e scelte, parallele e duali. Citati solo nei titoli di alcuni capitoli finali, ma menzionati e determinanti nella trama, come gli altri personaggi, da molto prima, gli uomini: Philippe ed Ivano.

Stella, come quasi tutti i non protagonisti, ma ognuno col proprio spazio, con la propria rilevanza e funzione disvelatrice, con le sue priorità che possono rovesciarsi, è sempre più minuziosamente e sinceramente caratterizzata. In un’estrema sintesi, generalmente è riscontrata e si constata post-moderna, omologata alla massa; chiusa, senza cuore, superficiale, mondana e nevrotica. Aggrappata agli stereotipi e al voler apparire.

Fin da piccola ostinata, fortunata, benestante, dedita solo al lavoro, troppo materialista, razionale: la sua ragionevolezza le permette di trovare una giustificazione ad ogni evento. Si dice convinta del suo stile di vita adrenalinico e contenta, soddisfatta, ma non felice, di essere riuscita ad a avere e di continuare a riscuotere successo professionale, come manager di una società di investimenti, solo con le sue forze.

Stella inizia a sentirsi claustrofobica e stanca di vivere superficialmente. La routine imprigiona in una gabbia dorata auto-impostale dalla quale, secondo una prima auto-analisi pessimistica, i sentimenti puri sono esclusi, taciuti.

Da tempo immemore ormai, la quotidianità la assorbe e le impedisce di viaggiare, metaforicamente e non, senza destinazione, alla ricerca delle sue radici, della vera sé e di riflettere sul senso della sua vita.

Avverte costantemente l’amarezza della sua esistenza, come Dalila, il desiderio, che forse per mancanza di coraggio ancora non riesce ad esaudire, di lottare e di rompere con i vecchi schemi per diventare ciò che autenticamente vorrebbe decidere di essere e per trovare, come Dalila, Ivano, Giovanni, Philippe, il suo posto nel mondo.

Ognuno è davvero padrone della sua vita e delle sue scelte?! Nessuno immagina quanto Stella si senta vuota fino in fondo all’anima. Dopo un incontro amoroso occasionale con Marco, intontita, si annoia ed ha bisogno di pensare: sconfortata e presa la sua inseparabile chitarra, quasi senza rendersene conto e senza voler vedere nessuno, guida fino a raggiungere per la prima di una serie di innumerevoli volte Il casolare sull’aia.

La dimora diroccata dei suoi discendenti, ora desolata, il verde della campagna e dell’erba che ricoprono l’aia circostante, regalano a Stella, per quel che crede uno speciale privilegio divino concessole, scene campestri di vita vissuta dei suoi avi e dei giorni felici della sua infanzia. La sua fanciullezza è costellata dagli insegnamenti dei nonni ma, quando cresce indipendente ed in carriera, se ne allontana ed il suo cuore si svuota senza che da sola ne intuisca la vera motivazione.

La trentacinquenne si emoziona, in un luogo famigliare che le dona subito pace e voglia di suonare la sua chitarra. Ama anche scrivere musica e, nella narrazione, cerca spesso pure la giusta ispirazione per comporre nuove melodice.

Ad ogni sopralluogo presso Il casolare sull’aia, nella magia legata al suono del suo strumento, da sempre il suo unico conforto contro ogni dolore, specie la disperazione e la lunga perdita di senso seguite alla morte dei suoi nonni, Stella crea un’atmosfera surreale. Incuriosita ma sopraffatta, senza razionalizzare subito quale importanza possano avere i misteriosi accadimenti per la sua vita – i suoi antenati non ci sono più – osservandoli da spettatrice, senza confidarli fino ad un certo punto a nessuno, per non intaccare l’idea che ha di sé e che gli altri hanno di lei, progressivamente e sorprendentemente, tra ansie, agitazioni e brevi baleni di tregua che la colgono al casolare, coglie purtroppo le vere personalità dei suoi nonni, il loro segreto e la vera natura della loro relazione.

Si sono davvero solo facilmente ed ufficialmente tanto amati come le hanno fatto sempre pensare?

Sono stati anche lontani? Se sì, per volere di chi e per quanto tempo? La nipote comprende che la nonna, nei suoi ricordi dolce, remissiva e accomodante, da ragazza è una donna stoica, decisa, combattiva. Pronta a lottare i per guadagnarsi un pezzo di felicità. Il nonno, invece, imprigionato tra le catene dei suoi preconcetti e assoggettato a una famiglia agiata ma matriarcale, composta da megere, si dimostra un uomo egoista, disprezzabile, patetico.

Tornata dal casolare, Stella sente spesso l’impulso di sfogliare le pagine della sua vita famigliare. Nella sua anima una sera fa capolino la certezza che una crisi esistenziale si stia impossessando di lei, per colpa, si racconta, delle sue fughe ormai sempre più frequenti ed irrinunciabili!

Ammirando una sua vecchia foto, malgrado le sue amiche e sua madre, pur volendole bene siano titubanti, sceglie di partire da sola e di ritornare in un luogo incantato ed introspettivo per intraprendere un cammino interiore volto a conoscere il senso delle sue visioni, forse lezioni di vita; a comprendere ciò che da queste deve re-imparare dai nonni.

L’introspezione di Stella non avviene solo all’estero ma anche, durante brevi rientri in Italia, visitando il casolare. In Italia Stella avverte l’esigenza di rivalutare la sua vita e di ritrovare la serenità per sentirsi pronta ad accogliere il suo futuro, qualunque sia. Allontanandosene, vuole persuadersi che le sue scelte siano giuste, capire se sia solo confusa o se, invece, debba trasformare radicalmente la sua vita. Il suo obiettivo è lo stesso: sentirsi felice.

Ciò non implica che la protagonista abbandoni il suo capo, sua mamma, le sue amiche senza scrupoli ed irresponsabilmente: a Giada, le piace progettare feste, sta anche organizzando l’addio al nubilato ed il matrimonio!

Come non le succede mai prima, Ivano e Dalila aiutano Stella a mettere in discussione tutto ciò che, non si dovrebbe mai fare, facilmente dà per scontato, perfino sé. Fanno vacillare le sue poche certezze, la fanno dubitare della validità dei suoi obiettivi e della nobiltà dei suoi ideali, conducendola progressivamente, oltre che mediante le susseguenti loro comparse ne Il casolare sull’aia, anche attraverso un personaggio-specchio eccezionale, segni e coincidenze, verso nuove prospettive lavorative ed affettive. Le rivelano la sua e la loro inedita e reale identità.

Philippe anticipa a Stella, a percorso non ancora terminato, che i nonni vogliono donarle un messaggio, una mappa da seguire, dimostrandole che desiderano ancora esserle d’esempio e che lei impari da chi vive con coraggio e determinazione. Da nonna Dalila. Il volere di Dalila e Ivano è palesarle le loro difficoltà, farle comprendere che nulla è facile da ottenere e viene regalato. Ci si deve impegnare per essere felice nel modo in cui si desidera.

Durante l’ultimo toccante incontro chiarificatore, gli avi dialogando ed interagendo più esplicitamente, confermano a Stella che, osservando dall’alto costantemente la sua vita apparentemente perfetta ecomprendendo che non sia più felice e convinta delle sue scelte superficiali e materialiste, decidono di intervenire amorevolmente. Mostrandole le tappe più significative della loro esistenza – belle e difficilissime, dove tutte le speranze sembrano infrante – la aiutano a ricordare che, anche quando ci si scontra con tante complicazioni, c’è sempre un’altra possibilità da cogliere: si devono avere solo il carattere ed il coraggio giusti per imboccare una nuova via, apparentemente più difficile, perché, forse, meno ovvia.

I nonni invitano Stella ad ascoltare la voce che, da tempo, sente dentro sé. Non facendosi ingannare dall’apparenza ed attrarre dalla futilità: non i soldi o i preziosi riempiranno il baratro del suo animo, ma solo la lealtà verso sé.

Deve lasciare ciò che non le serve e congedarsi da coloro che fanno parte della sua vita per incontrare, fiduciosa, chi arriverà e la renderà felice, se lei glielo permetterà. Ha le risposte, deve solo ascoltarsi sinceramente.

La nipote confessa che la loro assenza rende i suoi anni bui: prova una voragine nel suo cuore, senza sapere la reale causa. È tormentata da un dilemma. Ora conosce ciò che la renderebbe felice, ma ha paura di fallire, di dover ammettere, un giorno, che la svolta radicale sferrata alla sua vita sia solo un colpo di testa che porta ad abbandonare una vita, apparentemente perfetta, per viverne una seconda semplice ma soddisfacente.

Dalila consola Stella e le confida che si commuove ascoltando le sue parole amareggiate quando, in una precedente occasione inspiegabile, la nipote si ritrova in una stanza de Il casolare sull’aia con il piccolo Giovanni, suo papà. Le dice che non deve sentirsi in colpa di niente: lui sa chi lei sia davvero e quanto le voglia bene.

La figlia invece è triste: quando è vivo, non capisce quanto il padre abbia bisogno di sentirsi amato; per averlo saputo stimare tardi; per non avergli saputo dimostrare amore e per non averlo abbracciato quanto e come avrebbe meritato. Al genitore, con sorpresa, può chiedere direttamente scusa e perdono per la sua ingratitudine.

Primo inciso: da giovane anche nonno Ivano non apprezza Giovanni ma, grazie alla ostinazione della moglie Dalila, come Stella molti anni dopo, si compiace dell’incredibile possibilità di rimediare al tempo perduto. Secondo inciso: dopo la morte del padre, Stella con la madre ha un rapporto educato, ma distaccato.

Giovanni è fiero della meravigliosa Stella. Non può più esserle fisicamente accanto, però, il suo spirito lo sarà per sempre. Le riferisce che spesso sorride guardandola affannarsi nella sua vita terrestre e che lui e i suoi nonni sono tornati per incoraggiarla a non preoccuparsi di quel che sarà, ad essere fiduciosa e a non esitare nelle decisioni; per spronarla a procedere verso il suo orizzonte con loro al suo fianco, anche se non potrà più vederli.

Quando Stella e Giovanni si avvicinano a Dalila e Ivano, la ragazza viene stretta in un abbraccio comune: è l’ora dell’addio e sa che non li rivedrà più, non in quella spettacolare modalità; inizia a singhiozzare e i tre la consolano dicendole che tutto andrà per il meglio e che, d’ora in poi, sarà tanto felice. Devono andarsene. Il loro tempo è scaduto.

Stella implora i congiunti di non lasciarla, di restarle ancora accanto perché, adesso che li ha ritrovati, non accetta di perderli ancora. Dalila le promette che non li perderà e che li avrà sempre al suo fianco, le consiglia di pensarli sempre.

La protagonista cerca ancora di allontanare il momento del distacco, ma il nonno le ribadisce che è giunto il momento e che deve ricordare quanto l’hanno amata durante la sua infanzia, i loro magnifici momenti insieme. La nipote non deve dimenticare mai quanto sia stato immenso l’amore dei suoi cari per lei e pensare a loro anche quando sarà molto felice: non deve passare un giorno senza un pensiero per Dalila, Ivano e Giovanni.

La scrittrice Paola Sbarbada Ferrari, benacense di origine mantovana, lavora nel settore finanziario. Musica e lettura l’hanno sempre tenuta per mano, accompagnandola in questo cammino che è la vita e portandola ad intraprendere studi di canto e di chitarra.

https://www.facebook.com/PaolaSbarbadaFerrari

Maria Stella Falco



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